Il Tempo del Pane di Sasso

Si accese l'inizio del tempo
e fu il primo vagito,
le piccole mani esigenti
protese al petto
dell'ansiosa premura materna,
i giovani nudi piedi,
leggeri nella corsa sui fiori,
e il mio riso fanciullo
cristallo canoro nel vento dei prati.
In voi consumai, ore dolci ed ignare,
l'immemore dono
del latte e del miele.
E poi fu tempo di malasorte.
Allora
con le schegge dell'unghie
ho arato il mio campo di pietra,
con le mani nude
ho zappato solchi di roccia
e le ortiche e i pruni
con i denti ho strappato via,
di amaro, esausto sudore
ho irrorata la spiga di selci,
con le dita piagate
la frantumai in farina,
col mio pianto la impastai,
la infornai nella disperazione
e la rivolta
fu il fuoco con cui, ostinato,
cossi la forma.
Cosi mangiai il mio pane di sasso.
Ho coltivato
vitigni di sterpi spinosi,
ne ho reciso i vizzi, sterili tralci,
dalla foglia ho spazzato i serpi,
ad uno ad uno gli appiccicosi chicchi
ho pulito
dall'umore filoso dei ragni
e il grappolo che colsi ho spremuto
con palme di verderame.
Cosi bevvi il mio venefico vino.
Ora è il tempo di memorie
e abbandonato
non so chi salderà per me
il rendiconto.
Immobile,
nell'inutile canto del fuoco,
al tepore dell'ultima brace
solo e paziente
attendo il mio carro.

Marcello Fabbri recites Il Tempo del Pane di Sasso from The Light of Memory. The QuickTime file is 2.1 meg
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